IL MITO DI ANUBIS

Figura tra le più iconiche della mitologia egizia, Anubi, il dio dell’oltretomba dell’antico Egitto, è protagonista di un culto che perdura dai primordi della civiltà egizia fino al periodo greco-romano, lasciando tracce di sé anche nella cultura greca e, successivamente, in quella cristiana.

La sua immagine è indissolubilmente legata a quella della mummificazione, la pratica con la quale i corpi dei Faraoni venivano conservati e che, nella mitologia egizia, proprio il dio Anubi avrebbe creato e diffuso.

Figlio di Osiride e Nefty, Anubi è probabilmente la figura più affascinante ed inquietante del Pantheon egizio.

Nefty era l’ultima dei quattro figli di Nut, Dea del Cielo. Gli altri tre erano Iside, Osiride e Seth. Iside era stata fatta sposare ad Osiride, e Nefty aveva preso come sposo Seth, anche se era segretamente innamorata di Osiride.

La leggenda vuole che una sera, approfittando dell’assenza della sorella, Nefty, indossati il mantello della sorella e il suo Cinto, andò a sdraiarsi sulla stuoia accanto ad Osiride, il quale la scambiò per l’amatissima sposa. Solo al mattino, svegliandosi e scoprendo Nefty stesa al suo fianco, si accorse dell’inganno.

Temendo la reazione di Seth e soprattutto della potente Iside, Nefty riparò tra i canneti del Nilo. Qualche tempo dopo, si accorse di essere incinta. Alla nascita, il detestato figlio fu messo in una cesta e affidato alle correnti del fiume nella speranza che morisse, ma essendo egli un dio era immortale: un coccodrillo lo portò a riva, e il bambino fu affidato a una cucciolata di sciacalli. Perciò assunse il loro aspetto, in riconoscenza a quella che fu la sua prima famiglia.

Anubi inventò l’imbalsamazione per preservare dalla corruzione il corpo di suo padre, Osiride, ucciso da Seth; e a lui venne affidato il compito di traghettare i defunti attraverso le vie della Duat, l’Oltretomba egizia, oltre che di sostenere la Sacra Bilancia, nel Tribunale di Osiride, su cui si pesava il cuore del defunto per concedergli oppure negargli la vita eterna.

Adorato durante il periodo arcaico dell’Egitto (circa 3100 a.C. – 2686 a.C.), come protettore delle tombe, fini per assumere anche le funzioni di imbalsamatore e di inventore della mummificazione. Inizialmente Anubi era rappresentato semplicemente come uno sciacallo, poiché questo animale era solito razziare i cadaveri che venivano sepolti sul lato occidentale del Nilo. L’idea era quella di dissuadere gli animali con un dio che raffigurasse le loro sembianze.

È nel periodo successivo, quello dell’Alto Regno, che risale la più antica iscrizione che cita Anubi: «Unis sta con gli spiriti; vai avanti, Anubi, fino all’Amenti [Oltretomba], avanti, avanti fino a Osiride.», ritrovata all’interno della piramide di Unis e datata tra il 2510 e il 2190 avanti Cristo.

Il suo culto veniva praticato soprattutto nelle zone meridionali dell’antico Egitto, in particolare nella città di Khasa (Kinopolis per i Greci), e durante il Nuovo Regno (1580-1085 a.C.) la sua figura venne rappresentata spesso nei sarcofagi, per proteggere i defunti. Il suo ruolo tuttavia fu ridimensionato tra il 2000 e il 1700 avanti Cristo, quando si diede maggiore importanza al culto di Osiride.

compiere la pesatura del cuore del defunto (psicostasia) per determinare se l’anima giudicata fosse degna di accedere al regno di Osiride. Gli egizi credevano che nel Duat , ossia gli inferi così come erano intesi dalla religione egizia, il cuore di ogni defunto fosse soppesato, nella Sala delle due Verità, o delle due Maat sul piatto di una bilancia custodita da Anubi: sull’altro piatto stava la piuma di Maat.

Il peso del cuore non doveva superare quello della piuma. Questo è il motivo per cui il muscolo cardiaco non veniva asportato dalla salma durante la mummificazione, a differenza di tutti gli altri organi; il cuore (chiamato ib) era considerato la sede dell’anima. Se il cuore risultava dello stesso peso della piuma di Maat, o più leggero, ciò significava che il trapassato aveva condotto una vita virtuosa e sarebbe perciò stato condotto nei campi Aaru, luogo di beatitudine, presso Osiride.

Se invece pesava più della piuma, il cuore veniva divorato dal mostro Ammit e il suo possessore era condannato a rimanere in eterno nel Duat, senza speranza d’immortalità. Un’altra tradizione voleva che Anubi recasse l’anima al cospetto del defunto Osiride, il quale compiva la psicostasia. Mentre il cuore veniva pesato, il defunto recitava le cosiddette 42 confessioni negative.

Nel periodo tolemaico dell’Egitto, tra il 350 e il 30 avanti Cristo, e nel successivo periodo romano, la figura del dio dell’oltretomba dell’antico Egitto venne unita a quella del dio greco Hermes, divenendo così Ermanubi. Hermes e Anubi svolgevano infatti la stessa funzione, quella di guidare le anime verso l’oltretomba. Nel periodo greco-romano molte statue di un personaggio a testa canina lo mostrano acconciato alla romana, con una tunica corta o lunga e una clamide sulle spalle. Normalmente queste statue tengono in una mano il sistro e nell’altra il caduceo, il simbolo caratteristico di Hermes.

(credit F.Bezzi – Associazione Oltre la Linea – www.oltrelalinea.news)